“La fede mi ha aiutata a rialzarmi, lo sport a capirmi”


«La vita è talmente bella che a volte ci dimentichiamo di viverla».

E se a dirlo è una persona che ha visto veramente la morte in faccia, in un drammatico incidente automobilistico, la testimonianza è davvero significativa. In quel 22 agosto 2005 che non dimenticherà mai, Giusy Versace spera che la vita, per lei, non sia finita e sussurra, nel dolore ma con perseveranza e tenacia, la preghiera dell’Ave Maria. Giovedì 23 febbraio la serata organizzata all’Oratorio San Carlo di Gorla Maggiore, per il decanato Valle Olona (la fiaccola degli oratori ha fatto tappa nelle comunità di Solbiate Olona, Marnate, Castellanza, Gorla Maggiore, Olgiate Olona, Fagnano Olona e Solbiate Olona), ha portato i presenti ad un cambio di prospettiva, in un incontro in cui Giusy Versace ha parlato a cuore aperto, insieme a don Alessandro Metre, responsabile della Pastorale giovanile del decanato, Paolo Bruni, del Servizio Sport della Diocesi, Pietro Zappamiglio, sindaco di Gorla Maggiore, e Simone Colombo, direttore dell’oratorio. In quel terribile incidente Giusy Versace perde entrambe le gambe, sotto al ginocchio, ma non la grinta e l’amore per la vita. La rinascita avviene anche grazie allo sport: Giusy Versace, che prima dell’incidente era una sportiva come tanti, ritorna a camminare, grazie all’uso delle protesi, poi a correre sempre più forte e diventa la prima atleta italiana della storia a correre con amputazione bilaterale e un’atleta paralimpica nota in tutto il mondo (negli anni si qualifica per i campionati, collezionando una serie di titoli italiani e detenendo un record europeo e innumerevoli nazionali).

La fede mi ha aiutato a rialzarmi, lo sport a capirmi, conoscermi, a rispettare il mio corpo, ad essere in armonia con me stessa.

Non tornerebbe indietro: lo sport l’ha resa più forte e consapevole, aiutandola a trasformare una tragedia in un’opportunità a cui dare un senso, smettendo di chiedersi il “perché” e ritrovandosi ad essere, soprattutto per i più giovani, un esempio, assumendosene la responsabilità. «Si può aiutare la gente ad essere più solidale, inclusiva, gentile, grazie allo sport, educando i ragazzi, che hanno un disperato bisogno di essere ascoltati e guardati e a volte non si sentono abbastanza. Ognuno di noi deve trovare la forza, nel proprio piccolo, di essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo»:

Se non hai una testa e un cuore pulito non puoi andare da nessuna parte.

La serata era iniziata con la preghiera dello sportivo e l’accensione della fiaccola degli oratori. É terminata nel modo più bello, con un’Ave Maria, a ricordare la preghiera di quel giorno drammatico, con la quale Giusy si affidava, ma che per il dolore non riusciva a concludere. 

«É evidente che lo sguardo con cui una persona affronta la vita fa la differenza – ha commentato don Alessandro Metre -. E ci interroga anche sul nostro modo di guardare, che noi come testimoni, educatori, allenatori, abbiamo. Pensiamo a quante persone Gesù ha incrociato con un suo sguardo. Gli occhi sono lo specchio dell’anima e a volte sono fondamentali in quel guardarsi dentro e guardare gli altri che significa accorgersi degli altri.

“Guardando” all’occasione di Orasport on fire tour, penso che segna la possibilità di vivere in continuità con un percorso che vede all’interno dell’oratorio lo sport come occasione grande per educare. L’appuntamento con la testimonianza di Giusy Versace ci ha fatto comprendere che sport e fede possono ispirare i nostri valori e rappresentano due elementi importanti, per continuare a camminare mettendosi in gioco, sapendo di non essere mai soli. Il testimone della fiaccola degli oratori che stiamo portando nelle nostre realtà ci parla di quel testimone di questa fiaccola, quel fuoco che è capace di custodirci e insieme di essere uno stimolo per continuare a camminare verso il Signore».


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